Comitato Scientifico

Il Comitato scientifico del Cai di Reggio Emilia

Possiamo definire il Comitato Scientifico Sezionale come una compagnia di amici, animati da una curiosità insaziabile e dal desiderio di scoprire sempre qualcosa in più. Uniti dalla passione per l'esplorazione e la ricerca, ci siamo lasciati guidare dalla voglia di capire, domandare e lasciarci stupire dal mondo che ci circonda.

Nel lontano 2010, armati di entusiasmo e spirito d’avventura, ci siamo avventurati per la prima volta alla Rocca di Crovara. Alla Rocca serviva una vera e propria pulizia per poter capire come era strutturata, quali ambienti erano ancora in alzato, se c’era il mastio, dov’era. E la chiesetta? tante erano le domande a cui si cercava una risposta. Il tutto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio.

In quelle ore, il nostro ruolo è stato chiaro: abbiamo supportato gli archeologi professionisti, prestando la nostra energia e curiosità come manovalanza. Questa esperienza ci ha insegnato il valore della collaborazione, la pazienza necessaria per attendere il momento in cui la terra rivela i suoi segreti e la gioia che nasce dal condividere una scoperta.

Sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa umile voglia di imparare, ci siamo spostati a Canossa e al castello di Castelnovo né Monti, a Canossa per scavare la parte sommitale alla ricerca del mastio e della cisterna, al castello di Castelnovo né Monti per capire la divisione della struttura interna.

Ogni uscita è stata un capitolo nuovo, scritto insieme, tra strumenti, polvere e risate, in una narrazione collettiva che ancora oggi ha arricchito la storia del Comitato Scientifico Sezionale.

Il desiderio che ci ha animato all’inizio è stato quello di scoprire dove, tra queste montagne, i nostri predecessori avevano lasciato tracce del loro passaggio. Così, per imparare davvero il mestiere, ci siamo avventurati tra luoghi già mappati come Pianvallese, il monte Bagioletto e Lama Lite.

Sono state le nostre prime esplorazioni, dove ogni passo ci è servito a formarci, a farci “le ossa” sul campo, osservando e toccando con mano i resti delle antiche attività umane. Anche Campo Pianelli, che è una Necropoli dell’Età del Bronzo, sotto la supervisione degli archeologi professionisti, è stata tra le nostre mete di ricerca.

Proprio in quel periodo abbiamo iniziato a distinguere le selci dagli scarti di lavorazione, un’abilità che abbiamo affinato tra le colline di Casola monte Croce, dove ci siamo imbattuti in abbondanti accumuli di materiale siliceo. Lì, ogni frammento ha raccontato una storia: la selce, roccia sedimentaria formata in gran parte da silice e nota anche come Pietra Focaia, ci è apparsa in una varietà di colori, ciascuno portatore di un passato di mani operose e antichi saperi.

Ogni ritrovamento è stato come un piccolo tassello che ha composto il mosaico del nostro territorio, rendendo ogni uscita sul campo una vera avventura tra memoria e scoperta. Tutto il materiale rinvenuto è tutt’ora custodito in Sezione. Animati da una sete di conoscenza che non conosce confini, ci siamo sempre avventurati mossi dal desiderio di scoprire piccoli tasselli nascosti del nostro territorio.

Ogni uscita si è trasformata in un piccolo viaggio multidisciplinare: camminando tra sentieri e radure ci siamo sorpresi a catalogare specie rare di fiori e a osservare il volo degli uccelli, mentre qualcuno si è soffermato a raccogliere curiosi campioni di minerali dalle screpolature delle rocce.

Non sono mancati momenti di leggerezza, quando, scherzando fra di noi, abbiamo suggerito di esplorare anche le tradizioni gastronomiche locali, perché, in fondo, la scoperta passa anche attraverso i sapori del territorio. Così, ogni giornata trascorsa insieme è diventata un intreccio di saperi, domande, racconti e risate, in cui la meraviglia del nuovo ha guidato i nostri passi e ha cementato la nostra amicizia.

Ogni settimana ci siamo ritrovati, pronti a farci sorprendere da ciò che la montagna aveva da offrire. Alcune uscite si sono rivelate ricche di scoperte, altre meno generose, ma tutte, senza eccezione, ci hanno regalato nuove storie da vivere insieme. Spinti dalla voglia di sapere e dalla magia delle leggende locali, ci siamo addentrati tra sentieri tracciati e luoghi avvolti nel mistero, guidati da racconti ascoltati o semplicemente dal fascino dell’ignoto.

La scoperta della pietra di Lulseto, che potrebbe essere un santuario Preistorico dove l’uomo praticava “il culto delle rocce” oltre la rocca di Crovara, ha segnato una svolta nel nostro percorso.

Quell'esperienza ci ha aperto nuovi orizzonti, arricchendo le nostre competenze e alimentando una crescita personale che ancora oggi prosegue. Proprio grazie a questa nuova consapevolezza abbiamo deciso di puntare verso traguardi sempre più chiari e ambiziosi.

Durante una delle nostre esplorazioni, nel borgo ancora poco conosciuto di Canossa, ci siamo imbattuti in quella che, scherzando tra di noi, abbiamo battezzato “la scala del perdono”. L’episodio ha suscitato così tanta curiosità che anche una troupe di Rai Tre è venuta a documentare la nostra scoperta con un breve servizio, aggiungendo un nuovo tassello alla storia condivisa del nostro gruppo.

Non ci siamo limitati soltanto alle consuete esplorazioni, ma ci siamo lasciati affascinare anche dallo studio dei petroglifi. Non sono state solo le misteriose incisioni della Torre dell’Amorotto ad attirare la nostra attenzione, ma anche quelle di Vezzano, della Tana delle Fate e di altri luoghi sparsi nel territorio. Ogni segno inciso sulla roccia ci è sembrato un messaggio lasciato da mani antiche, una traccia da decifrare che ha aggiunto mistero e bellezza al nostro viaggio di scoperta.

Ci siamo ritrovati, spinti dalla pura voglia di esplorare, a cercare quarzi, fossili e denti di squalo, lasciandoci spesso trasportare dall’entusiasmo della scoperta. Per un paio di uscite ci siamo dedicati anche alla pulizia della rocca di Minozzo: un’operazione impegnativa, resa possibile grazie all’arrivo di nuove energie e giovani volenterosi, perché—sebbene la passione nel Comitato non sia mai mancata—il gruppo storico è composto in gran parte da pensionati e, si sa, la volontà è tanta, ma la schiena… talvolta si fa sentire.

Nel 2020 abbiamo deciso di mettere a frutto tutto ciò che avevamo imparato, dando vita a un vero e proprio “Corso per imparare a leggere la nostra montagna”. Il corso prevedeva 6 lezioni teoriche e 4 uscite pratiche per un massimo di 20 partecipanti. L’entusiasmo è stato palpabile e il risultato si è rivelato sorprendentemente positivo: il corso, partecipato e sentito, ci ha permesso di trasmettere ad altri la passione per quei paesaggi familiari ma ancora pieni di misteri.

Ogni lezione si è trasformata in un viaggio nel tempo e nello spazio, tra racconti, sentieri nascosti e tracce antiche che hanno saputo ancora parlare a chi aveva voglia di ascoltare.

Le nostre esplorazioni hanno ormai raggiunto un nuovo apice con le campagne di scavo della chiesa del X secolo di Cà Bertacchi, sempre con il permesso della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio. Di quell’antico edificio si sono sussurrate solo vaghe notizie, eppure, grazie anche all’energia dei più giovani che si sono uniti al Comitato, siamo riusciti finalmente a portare a termine il lavoro, svelando frammenti inediti della storia locale.

C’è stato poi monte Sassoso, luogo misterioso su cui non sono esistite testimonianze né tracce nei vecchi testi. Dopo un anno di pausa, si è aperta davanti a noi una nuova stagione di scavi, e la promessa di scoprire qualcosa di completamente sconosciuto ha acceso i nostri cuori di entusiasmo.

Articoli e pubblicazioni

...Fascicolo_Ca_Bertacchi.pdf

...Limivoro_Quattro_Castella.pdf

...Lulseto.pdf

...Lulseto_Gazzetta 29 1 17.pdf

...Lulseto_Tè_delle Muse.pdf

...Notiziario_nr_1.pdf

...Notiziario_nr_2.pdf

...Notiziario_nr_3.pdf

...Rocca di Minozzo.pdf